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NPL, perché le critiche della BCE sul Ddl del Governo italiano pesano così tanto?

Il Ddl sui crediti deteriorati rischia di compromettere la stabilità del mercato italiano degli NPL che negli ultimi anni ha fortemente contribuito al risanamento dei bilanci delle banche. Alcuni esponenti della BCE hanno manifestato profonda preoccupazione per l’iniziativa del nostro Governo.

NPL e BCE: cosa c’è da sapere

La Banca Centrale Europea (BCE) gioca un ruolo di primo piano nella supervisione delle banche in tutta l’Unione Europea (UE), Italia inclusa. Negli ultimi anni, la BCE ha introdotto diverse direttive e regolamenti volti a garantire la stabilità finanziaria nei paesi membri e ridurre il rischio dei crediti in sofferenza, noti come non performing loans (NPL).

Gli NPL, in particolare, rappresentano una sfida significativa per il sistema bancario italiano. Dopo la crisi finanziaria del 2008, molte banche italiane si sono trovate ad affrontare un numero elevato di crediti deteriorati, mettendo a rischio la stabilità finanziaria del paese.

La BCE ha adottato diverse misure per affrontare questa problematica, spingendo le banche a gestire con decisione le sofferenze a bilancio. Tutto questo ha portato a una significativa riduzione dei crediti deteriorati in seno agli istituti bancari del nostro Paese, grazie anche all’attività delle società di recupero crediti e dei servicer specializzati.

L’attuale proposta di legge del Governo

L’attuale disegno di legge proposto dal Governo Meloni, a firma del Ministro delle Imprese Adolfo Urso, cerca di venire incontro a migliaia di famiglie e aziende che si trovano in difficoltà a causa dell’aumento dei tassi di interesse e dell’inflazione e che non riescono ad adempiere ai propri obblighi finanziari.

Secondo il Ddl, la società acquirente dovrebbe comunicare al debitore il prezzo pagato per l’acquisizione del credito e offrire la possibilità di estinguere la sua posizione entro 30 giorni, pagando una somma pari al prezzo d’acquisto più il 20% nei 90 giorni previsti dal testo per saldare la posizione. Questo intervento mira a facilitare il recupero dei crediti in sofferenza e a favorire il ritorno in bonis del debitore.

Tuttavia, UNIREC (Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito) ha espresso preoccupazione per questa proposta, sottolineando che il prezzo di cessione non garantisce il recupero completo del credito e che potrebbe avere conseguenze negative sull’economia. Marcello Grimaldi, Presidente dell’Associazione, ha evidenziato diversi aspetti critici del disegno di legge, tra cui la possibilità di creare forti discriminazioni tra tipologie differenti debitori. In alternativa, UNIREC ha suggerito l’implementazione della direttiva NPL dell’Unione Europea per tutelare gli interessi di tutte le parti coinvolte nel settore dei crediti deteriorati.

Le critiche della BCE

L’economista Lorenzo Codogno suggerisce di introdurre nuove regole sul mercato dei crediti deteriorati: offrire ai debitori in difficoltà l’opzione di riacquistare gratuitamente i propri debiti allontanerebbe gli investitori e potrebbe addirittura distruggere il mercato. Codogno sottolinea, inoltre, che questa proposta metterebbe in pericolo AMCO, la società di asset management controllata dal Ministero dell’Economia, che ha acquisito numerosi crediti in sofferenza durante le recenti crisi bancarie.

Anche secondo alcuni esponenti della BCE, come Elizabeth McCaul, membro del Consiglio di Vigilanza, e Korbinian Ibel, Direttore Generale delle Istituzioni Universali e Diversificate, il timore è che alcune proposte legislative del governo italiano possano compromettere l’efficacia della risoluzione dei crediti deteriorati.

“Siamo profondamente preoccupati per le misure che potrebbero creare ritardi indebiti nei procedimenti legali e incidere sulla recuperabilità e sul valore dei beni” hanno scritto in post sul blog della Vigilanza BCE. “Continueremo ad opporci strenuamente e pubblicamente a qualsiasi iniziativa che possa minare il successo attuale”.

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