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Il fondo pensione spiegato: consigli e informazioni utili

Fondo pensione e TFR: tutto quello che c’è da sapere per fare scelte consapevoli

Ma qualcuno ci ha mai capito qualcosa riguardo al fondo pensione e al TFR? Spesso queste componenti fondamentali dei contratti, e della vita, di un lavoratore sono (ancora) troppo sconosciuti o poco compresi.

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una componente fondamentale della retribuzione dei lavoratori italiani. Si tratta di una somma di denaro accantonata annualmente dal datore di lavoro per il dipendente, in proporzione alla sua retribuzione lorda. Al termine del rapporto di lavoro, il TFR viene liquidato al lavoratore, costituendo una risorsa economica spesso utilizzata per finanziare nuovi progetti o esigenze personali.

Negli ultimi anni, è sorto un acceso dibattito sulla convenienza o meno di lasciare il TFR in azienda. La scelta odierna non è più binaria tra azienda e fondo pensione, ma permette diverse opzioni, con differenti implicazioni in termini di rendimenti, tassazione e flessibilità.

Vantaggi di lasciare il TFR in azienda

  • Rivalutazione garantita: il TFR in azienda è sottoposto a una rivalutazione annuale obbligatoria, parametrata all’inflazione. Tale meccanismo garantisce al lavoratore un rendimento minimo certo, indipendentemente dalle fluttuazioni del mercato.
  • Disponibilità immediata: in caso di cessazione del rapporto di lavoro, il TFR accantonato in azienda viene liquidato immediatamente al lavoratore, senza attendere periodi di vesting come nei fondi pensione. Il termine “vesting” si riferisce al processo attraverso il quale un dipendente acquisisce il diritto di proprietà su alcuni benefici aziendali, come le azioni, i contributi al piano pensionistico o altre forme di compensazione differita, dopo aver soddisfatto determinate condizioni. Il vesting è quindi un meccanismo che stabilisce quando e in che misura un dipendente acquisisce il diritto ai benefici concessi dall’azienda, generalmente legati alla permanenza del dipendente nell’organizzazione per un determinato periodo di tempo.
  • Nessun costo di gestione: la gestione del TFR in azienda non comporta alcun costo per il lavoratore, in quanto le spese sono a carico del datore di lavoro.
  • Maggiore flessibilità: il TFR in azienda può essere utilizzato in qualsiasi momento dal lavoratore, anche per esigenze personali non legate alla pensione.
  • Tassazione favorevole in caso di riscatto parziale: in caso di particolari esigenze, il lavoratore può richiedere il riscatto parziale del TFR, anticipando una parte della somma maturata. In questo caso, la tassazione applicata è favorevole rispetto a quella ordinaria (aliquota IRPEF ridotta).

Svantaggi di lasciare il TFR in azienda

  • Rendimenti potenzialmente inferiori: il rendimento garantito del TFR è generalmente inferiore rispetto ai rendimenti potenzialmente ottenibili dai fondi pensione, soprattutto nel lungo periodo.
  • Tassazione più onerosa alla fine del rapporto di lavoro: alla fine del rapporto di lavoro, il TFR maturato in azienda è tassato con l’aliquota IRPEF ordinaria, che può arrivare fino al 43%.
  • Minore tutela in caso di insolvenza aziendale: in caso di insolvenza aziendale, il TFR accantonato in azienda potrebbe subire una riduzione o addirittura non essere interamente recuperabile.
  • Rischio di liquidità inferiore: in caso di periodi di difficoltà economica, il lavoratore potrebbe essere tentato di utilizzare il TFR accantonato in azienda per esigenze immediate, compromettendo il proprio futuro previdenziale.
  • Minore flessibilità in caso di mobilità lavorativa: il TFR in azienda viene liquidato solo alla cessazione del rapporto di lavoro. In caso di cambio di lavoro, la somma accantonata presso il precedente datore di lavoro non è immediatamente disponibile.

E se invece decidessimo di mettere il TFR in un fondo pensione? Che cosa succederebbe?

Vantaggi di destinare il TFR al fondo pensione

  • Rendimenti potenzialmente più elevati: i fondi pensione investono il TFR dei lavoratori sui mercati finanziari, con l’obiettivo di ottenere rendimenti superiori rispetto alla rivalutazione garantita in azienda. Nel lungo periodo, i fondi pensione hanno storicamente registrato rendimenti mediamente più alti rispetto al TFR in azienda.
  • Tassazione agevolata: i contributi versati al fondo pensione sono deducibili dal reddito imponibile del lavoratore, fino a un importo massimo annuo di 5.164,57 euro. Questo significa che il lavoratore paga meno tasse sul proprio reddito.
  • Tassazione favorevole alla fine del rapporto di lavoro: le prestazioni erogate dal fondo pensione alla fine del rapporto di lavoro o in caso di prepensionamento sono soggette a una tassazione separata, con un’aliquota IRPEF che varia in base all’età del pensionato e alla durata della partecipazione al fondo. In generale, la tassazione è più favorevole rispetto a quella applicata al TFR in azienda.
  • Possibilità di riscatto: in caso di particolari esigenze, il lavoratore può richiedere il riscatto del TFR accumulato nel fondo pensione, anticipando una parte della somma maturata. La normativa prevede diverse casistiche per il riscatto, ognuna con specifiche regole e tassazioni.
  • Prestazioni accessorie: oltre alla rendita pensionistica, alcuni fondi pensione offrono ai propri iscritti anche prestazioni accessorie, come coperture per il caso di invalidità, prepensionamento, infortuni e l’erogazione di capitali per eventi straordinari.

Svantaggi di destinare il TFR al fondo pensione

  • Rischio di rendimenti negativi: i rendimenti dei fondi pensione non sono garantiti e possono subire fluttuazioni negative nel tempo. In caso di periodi di mercato avversi, il valore del TFR nel fondo pensione potrebbe addirittura diminuire.
  • Vincoli temporali: il TFR destinato al fondo pensione non è immediatamente disponibile per il lavoratore. Sono previsti vincoli temporali minimi di permanenza nel fondo, che variano a seconda del tipo di fondo e dalla normativa vigente.
  • Costi di gestione: i fondi pensione applicano delle spese di gestione per coprire i costi di investimento e amministrazione del fondo. Tali costi riducono il rendimento netto per il lavoratore.
  • Minore flessibilità: il TFR nel fondo pensione è generalmente meno flessibile rispetto a quello lasciato in azienda. Le modalità di utilizzo e riscatto del TFR sono regolamentate da norme specifiche del fondo e dalla normativa vigente.
  • Rischio di insolvenza del fondo pensione: in caso di insolvenza del fondo pensione, il lavoratore potrebbe non recuperare interamente il proprio TFR. Tuttavia, è importante precisare che i fondi pensione sono soggetti a rigidi controlli da parte delle autorità di vigilanza, e che il TFR dei lavoratori è tutelato da una garanzia pubblica.

Considerazioni

La scelta di lasciare o meno il TFR in azienda, o di destinarlo o meno al fondo pensione è complessa, e deve essere valutata attentamente alla luce delle proprie esigenze individuali, dell’orizzonte temporale, della propria propensione al rischio e delle caratteristiche del fondo pensionistico a cui si aderisce.

E’ importante ricordare che non esiste una risposta univoca valida per tutti, che la valutazione deve essere effettuata considerando il proprio profilo di rischio, l’età lavorativa, la stabilità professionale, gli obiettivi finanziari di lungo periodo e le caratteristiche del fondo pensione a cui si intende aderire, e che è consigliabile consultare un professionista per ricevere una consulenza personalizzata e fare la scelta adeguata.

Come funziona un fondo pensione in Italia?

I soggetti coinvolti sono: L’iscritto, cioè il lavoratore che aderisce al fondo pensione e versa i contributi; la Società di gestione del risparmio (SGR), che gestisce le risorse del fondo stesso investendole sui mercati finanziari con l’obiettivo di ottenere rendimenti per gli iscritti; il fondo pensione, cioè il patrimonio autonomo in cui confluiscono i contributi versati dagli iscritti e i rendimenti ottenuti dagli investimenti; l’assicuratore (opzionale), che può essere coinvolto nel fondo pensione per offrire garanzie accessorie agli iscritti, come la copertura in caso di premorte o invalidità.

Come aderire a un fondo pensione

L’adesione a un fondo pensione è un atto volontario del lavoratore. Esistono due modalità principali per aderire. In fase di assunzione, il lavoratore può decidere di destinare il TFR al fondo pensione direttamente all’assunzione, firmando un’apposita clausola nel contratto di lavoro. Oppure, il lavoratore può aderire a un fondo pensione in qualsiasi momento successivo all’assunzione, anche se ha già maturato del TFR. In questo caso, il TFR già accantonato può essere versato al fondo pensione in un’unica soluzione o gradualmente.

Tipologie di fondi pensione

Esistono due macro-categorie di fondi pensione:

  • Fondi pensione aperti: Possono aderire tutti i lavoratori, indipendentemente dal settore lavorativo o dal tipo di contratto di lavoro. Sono gestiti da SGR e offrono diverse linee di investimento con differenti profili di rischio-rendimento.
  • Fondi pensione chiusi: Sono riservati ai lavoratori di specifiche aziende o categorie professionali. Sono spesso gestiti da organismi di previdenza interna o da fondi pensione negoziali.

Come funziona l’investimento nel fondo pensione

I contributi versati dagli iscritti al fondo pensione confluiscono in un patrimonio autonomo, gestito da SGR secondo principi di prudenza e diligenza. Le SGR investono le risorse del fondo pensione sui mercati finanziari, diversificando gli investimenti in titoli azionari, obbligazionari, monetari e di altro tipo. L’obiettivo è quello di ottenere rendimenti nel lungo periodo per accrescere il montante accumulato dagli iscritti.

Rendimenti e rischi

I rendimenti dei fondi pensione non sono garantiti, come già detto, e possono subire fluttuazioni positive o negative nel tempo. L’andamento del rendimento dipende da diversi fattori, tra cui l’andamento dei mercati finanziari, le scelte di investimento effettuate dalla SGR e il profilo di rischio della linea di investimento scelta dall’iscritto.

Prestazioni erogate dal fondo pensione

Al termine del rapporto di lavoro o in caso di prepensionamento, l’iscritto al fondo pensione ha diritto a ricevere le prestazioni erogate dal fondo stesso. Le principali prestazioni sono la rendita pensionistica, cioè una rendita mensile vitalizia che integra la pensione obbligatoria INPS. L’ammontare della rendita dipende dal montante accumulato dall’iscritto e dalle sue scelte previdenziali; il capitale residuo, che è in alternativa alla rendita, dove l’iscritto può scegliere di ricevere il capitale residuo accumulato nel fondo pensione in un’unica soluzione e, infine, le prestazioni accessorie (che sono opzionali). Alcuni fondi pensione, infatti, offrono ai propri iscritti anche prestazioni accessorie, come coperture per il caso di invalidità, prepensionamento, infortuni e l’erogazione di capitali per eventi straordinari.

Tassazione

I contributi versati al fondo pensione sono deducibili dal reddito imponibile del lavoratore, fino a un importo massimo annuo di 5.164,57 euro. Le prestazioni erogate dal fondo stesso alla fine del rapporto di lavoro o in caso di prepensionamento sono soggette a una tassazione separata, con un’aliquota IRPEF che varia in base all’età del pensionato e alla durata della partecipazione al fondo. In generale, la tassazione è più favorevole rispetto a quella applicata al TFR in azienda.

Costi

I fondi pensione applicano delle spese di gestione per coprire i costi di investimento e amministrazione del fondo. Tali costi riducono il rendimento netto per il lavoratore. Le principali componenti dei costi sono: le spese di gestione, che comprendono i costi per il personale della SGR, la gestione degli investimenti, l’amministrazione del fondo e altri costi operativi; i diritti d’ingresso, cioè un una tantum applicata all’adesione al fondo pensione; i diritti di uscita, che sono applicati in caso di riscatto anticipato del TFR o di trasferimento a un altro fondo pensione; le spese di performance, vale a dire una percentuale sui rendimenti ottenuti dal fondo pensione, che va a favore della SGR.

Vincoli

I fondi pensione prevedono dei vincoli temporali minimi di permanenza nel fondo, che variano a seconda del tipo di fondo e dalla normativa vigente. In generale, il TFR non può essere riscattato prima di 8 anni dall’adesione al fondo pensione. Sono previsti poi casi eccezionali che permettono il riscatto anticipato, come la perdita del lavoro, gravi motivi di salute, acquisto della prima casa di abitazione, ecc.

Riscatto

In caso di particolari esigenze, il lavoratore può richiedere il riscatto del TFR accumulato nel fondo pensione, anticipando una parte della somma maturata. La normativa prevede diverse casistiche per il riscatto, ognuna con specifiche regole e tassazioni.

Scegliere il fondo pensione

La scelta del fondo pensione quindi è un’operazione importante e delicata, che deve essere effettuata con attenzione, valutando diversi fattori come il profilo di rischio, i rendimenti passati, i costi, le prestazioni accessorie e le caratteristiche del fondo.

E’ consigliabile consultare un professionista per ricevere una consulenza personalizzata e fare la scelta più consapevole del fondo pensione più adatto alle proprie esigenze.

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