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Le insidie per il Credit Manager

L’inganno che può arrecare danno

Il Credit Manager oggi assume all’interno dell’azienda un ruolo cruciale in quanto contribuisce in misura significativa alla salvaguardia e all’ accrescimento del profitto permettendo all’azienda il conseguimento di precisi obiettivi, sopra tutti: il raggiungimento dell’equilibrio finanziario.

Un ruolo quindi fondamentale che potrebbe essere bersaglio di insidie.

Abbiamo quindi chiesto a Roberto Daverio, Credit Manager e Presidente di ACMI – Associazione Credit Manager Italia – che sarà tra i protagonisti dell’evento “Credito: tutti per uno, tutela per tutti” del prossimo 14 aprile a Roma alla Camera dei Deputati, quali sono le insidie più frequenti per un credit manager nella gestione del credito.

Questa la sua risposta: "Ti ringrazio vivamente per questa domanda in quanto ho dovuto riflettere a lungo analizzando il significato del termine e riconsiderare parte della mission del ruolo del credit manager.
La parola insidia ha questo significato “inganno preparato nascostamente al fine di arrecare a qualcuno un danno materiale o morale”.
Questo significa che un Credit Manager, è chiamato ad evitare pericoli escogitati per danneggiare l’azienda in cui opera.
La conseguenza diretta è indubbiamente l’aspetto strategico che assume il ruolo di chi gestisce il credito e non mi focalizzerei sulle insidie frequenti in quanto per queste si possono porre delle difese.
Per provare a contestualizzare l’argomento, mi rifaccio a delle note citazioni dell’”Arte della Guerra” di Sun Tzu.
“Conosci il nemico come conosci te stesso. Se farai così, anche in mezzo a cento battaglie non ti troverai mai in pericolo.
Se non conosci il nemico, ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta.
Se non conosci te stesso, né conosci il tuo nemico, sii certo che ogni battaglia sarà per te fonte di pericolo gravissimo.”
Conoscenza e saggezza sono quindi i rimedi.
Bisogna per prima cosa aver accesso al dato.
Un dato è qualcosa di percepibile dai sensi ma che non ha alcun valore intrinseco fino a quando non viene posto in un contesto di riferimento che può essere un trend piuttosto che un’algoritmo di rating o parte di una policy aziendale. Dal dato bisogna passare all’informazione.
Un'informazione è la scelta di un individuo di porre alcuni dati in un contesto di riferimento, assurgendoli al ruolo di "premesse", e di effettuare su di essi una serie di inferenze, traendone delle "conclusioni".
Tali conclusioni si chiamano "informazioni" ma non acquisiscono il valore di "conoscenza" fino a quando non vengono correlate alle conoscenze ed esperienze. Da qui si può cominciare a parlare di conoscenza che è l'impiego, di un certo numero di informazioni per attuare certe "azioni". L'esperienza fatta si trasformerà in conoscenza, sia che essa confermi le informazioni in suo possesso sia che le neghi.
La conoscenza è sempre individuale e non si può trasmettere perchè è generata dalle precedenti esperienze e conoscenze dell'individuo; quel che si può trasmettere è solo il racconto della propria esperienza.
Il tutto ci porterà alla saggezza. La saggezza è la rinuncia consapevole, a un atteggiamento illusorio generalizzato habitat ideale per la nascita delle insidie."

di Cosimo Cordaro
© Riproduzione riservata

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