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Mps e AMCO: al via il progetto di una bad bank

L’istituto senese e AMCO hanno trovato l’accordo per il progetto di una bad bank che prevede un’operazione da circa 8 miliardi di crediti deteriorati
Nei giorni scorsi i vertici di Mps e AMCO, l’Asset Management Company controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, hanno approvato il progetto di una bad bank della banca senese. L’accordo consiste in una scissione parziale non proporzionale, con opzione asimmetrica da parte di Mps in favore di AMCO “di un compendio composto da crediti deteriorati attività fiscali, altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto”. Nello specifico si tratta di circa 8 miliardi di Npl, di cui 4,8 miliardi di crediti deteriorati, 3,3 miliardi di crediti Utp, 5 milioni di titoli obbligazionari e azionari, 1 milione di contratti derivati e 104 milioni di attività fiscali differite: il tutto coperto da un miliardo di patrimonio.
Secondo una nota, con questa operazione Monte dei Paschi “mette in atto un importante piano di de-risking migliorando sensibilmente il suo profilo di rischio. In questo modo, riduce anche alcuni ratio patrimoniali e il costo del funding che potrebbe garantirgli un miglioramento nella posizione tra i competitor”. Stando alle stime degli analisti dell’istituto senese infatti il gross NPE ratio dovrebbe passare dal 12,4% al 4,3%, il Texas ratio dall’86% al 43%, il CET1 Phase-in dovrebbe scendere dal 14,7% al 13,3%, mentre il CET1 Fully Loaded dal 12,7% all’11,1%. Il progetto rappresenta un importante passo in avanti anche per AMCO che, oltre ad aver raggiunto quota 33,4 miliardi di asset under management adjusted entro fine giugno, vedrebbe ulteriormente consolidata la sua leadership nel comparto delle inadempienze probabili in Italia.
Grazie al progetto della bad bank saranno emesse nuove azioni AMCO che verranno assegnate agli azionisti di Mps. Il progetto deve ora attendere l’approvazione della Bce e il via libera delle assemblee straordinarie di AMCO e Monte dei Paschi entro il prossimo settembre, con l’obiettivo di chiudere l’operazione entro il 15 novembre e che la scissione sia attiva dal primo dicembre 2020.

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