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Npl, mercato ricco, mi ci ficco

Oltre 100 miliardi di transazioni a fine anno e sofferenze bancarie in deciso calo. Ma le rigidità della Bce potrebbero gettare ombra su uno scenario finora cresciuto secondo le migliori aspettative.

Lo sapevate che… il Comune di Roma ha un problema?
Ne ha diversi, di problemi, direte voi. Ma il più grave è il debito elefantiaco e sull’ammontare pesa come un macigno la gran massa degli Npl in versione comunale, i crediti deteriorati che nel caso romano sono quelli nei confronti delle partecipate.

Non preoccupatevi, non abbiamo alcuna intenzione di rifilarvi l’ennesimo pistolotto sulle disavventure della Capitale, ma questa sfumatura finanziaria di una questione che da mesi riempie giornali, social network e salotti televisivi ci torna comoda per introdurre l’argomento del mese, ovvero gli ormai celebri Non Performing Loan.

Gli Npl rappresentano oggi uno tra i principali salvagente degli istituti di credito e una rilevante opportunità di business per alcuni, in ragione del particolare momento finanziario e anche grazie alle loro caratteristiche intrinseche. L’avevamo notato già in tempi non sospetti e lo ribadiamo oggi: il mercato dei crediti scaduti, se ben maneggiato anche a livello istituzionale, può essere una buona occasione.
Sbagliavamo? Sembra di no, almeno basandoci sui numeri presentati lo scorso settembre a Venezia, in occasione dell’Npl Meeting, che quest’anno ha visto la partecipazione di ben 800 addetti ai lavori: entro la fine del 2017 si toccheranno i 104 miliardi di euro di transazioni su Npl.

A parlare è lo studio MarketWatch Npl di Banca Ifis AreaNpl. Il calcolo è semplice, anche se coinvolge situazioni di mercato diverse e compravendite più o meno “spontanee”. Le banche, in ogni caso, si stanno dando parecchio da fare per smaltire il peso dei crediti in sofferenza a bilancio.
33 miliardi di operazioni già annunciate, più 17,7 miliardi di Unicredit, che possono già essere considerati come conclusi. La somma cresce aggiungendo 26,1 miliardi di Mps, in dirittura d’arrivo dopo l’ok di Fondo Atlante alla sottoscrizione delle tranche junior e mezzanine. Per finire mettiamo in conto i 18 miliardi in portafoglio alle due banche venete e che saranno traslocati alla Sga, per essere poi ceduti sul mercato.

I risultati di tanto fervore si fanno sentire. Per limitarci agli ultimi dati, quelli recenti diffusi da Banca d’Italia relativi alle sofferenze dell’intero sistema bancario nei primi sette mesi dell’anno, le sofferenze lorde sarebbero scese a 173,6 miliardi, al minimo da luglio 2014, dai 192 miliardi di giugno, mentre le sofferenze nette apparirebbero diminuite a 65,8 miliardi dai 71,2 miliardi di giugno.
L’Eden dei Non Performing Loan ha schiuso le sue porte quindi? Niente di tutto ciò, solo la constatazione dei buoni risultati conseguiti da un mercato “nuovo”, visto ai suoi esordi forse con qualche diffidenza o bocciato preventivamente in nome di una visione pessimistica e supercritica.

Di fatto, occorre registrare anche qualche nuvoletta all’orizzonte. Fanno notare gli stessi banchieri a Venezia come sarebbe auspicabile un nuovo approccio della Bce, che oggi impone agli istituti obiettivi di riduzione delle sofferenze in termini lordi invece che netti, vincolandoli a cedere gli Npl anziché tentare altre strade, come l’aumento del tasso di copertura o il recupero dei crediti tramite strutture specializzate, e in questo modo determinando perdite in conto economico – quindi esigenze patrimoniali aggiuntive – che le banche potrebbero non essere in grado di fronteggiare. Risultato, un deciso disincentivo per il mercato. Da quest’orecchio, però, la Banca Europea pare non voler sentirci.
Chi vivrà vedrà e farà, speriamo, buoni affari.
Ricordando che la speranza, anche in questi casi, è l’ultima a scadere.

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