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Dal Governo del Cambiamento ci aspettiamo cambiamenti. In meglio.

Più dignità per gli operatori della sicurezza, accesso alle banche dati della PA per gli investigatori, riforma e collaborazione con il settore pubblico per la gestione del credito
Chiediamo troppo? Non crediamo: a chi si presenta come il Governo del Cambiamento – con relativo Parlamento – chiediamo di cambiare. Le regole, quando sono vecchie, farraginose, inefficaci, inique. Ma soprattutto, a monte, la visione.
Gestione del credito, sicurezza, investigazioni: fino a oggi, non possiamo negarlo, ci siamo sentiti a torto o a ragione poco considerati, quando non apertamente osteggiati.
Ma se realmente, oltre i proclami, tira aria nuova, ci aspettiamo che il passo più lungo e la mente più aperta, nei nostri confronti, si traduca presto in atti e fatti concreti.
Il Ministro degli Interni pochi giorni fa ha dichiarato “ufficialmente”, parlando in un video, il proprio sostegno e affermato la “dignità” all’intero comparto della sicurezza privata; il tema della sicurezza, non vi sono dubbi, rimane un punto cardine per il Governo Lega-M5S, come da campagna elettorale. I numeri snocciolati nell’ultimo rapporto Censis riempiono di concretezza argomento e propositi: reati in calo (-10,2% nell’ultimo anno), ma paure e insicurezza in aumento, forze dell’ordine che diminuiscono di numero e invecchiano (86mila agenti under 45 in meno dal 2008). E la filiera della sicurezza può contare su 1.600 imprese di vigilanza privata con 64mila professionisti: possiamo affermare che raggiungere “pari dignità con le Forze dell’Ordine”, come promesso da Matteo Salvini, permetterebbe un salto di qualità enorme in termini di miglioramento del servizio per l’intero comparto e un generale innalzamento del livello di pubblica sicurezza.
Provvedimenti in questa direzione, lo suggeriamo sommessamente, favorirebbero anche la razionalizzazione nell’impiego delle forze dell’ordine. Non è il nostro campo precipuo ma ci permettiamo una parola, visto che siamo in tema: assai più che aumentarne il numero, come si sente richiedere a gran voce da diverse parti (il nostro Paese può contare su uno tra i rapporti più elevati d’Europa agenti per abitanti) gioverebbe lavorare su formazione, addestramento ed equipaggiamento, così da innalzare i livelli di operatività e di efficacia dell’azione preventiva e di contrasto del crimine.
Per quanto riguarda il settore delle investigazioni, il nostro auspicio è che finalmente venga preso in considerazione un provvedimento intelligente, atteso e davvero dalla parte del cittadino, cioè la possibilità, in capo agli investigatori privati, di accedere alle banche dati della Pubblica Amministrazione. Solo in questo modo essi avranno a disposizione tutti gli strumenti utili per eseguire in fretta e con accuratezza i loro incarichi. Si risparmierebbero tempo e risorse, oggi sovente sparsi al vento senza costrutto, e si contribuirebbe anche allo sgravio d’impegno degli uffici giudiziari, i quali potrebbero quindi dedicare più tempo ed energie ad attività a elevato ritorno sociale. Modi e tempi? Parliamone, l’importante è tenere aperto il dialogo tra operatori e attore politico, accorciare le distanze, non ampliarle.
Infine, una preghiera a nome del comparto recupero crediti. Anche qui gli argomenti sono già sul tavolo e appaiono annosi.
C’è un’ipotesi di riforma organica del settore, il cosiddetto DDL Di Maio, condivisa da UNIREC e presentata durante la scorsa legislatura: diamo corso a ciò che per ora rimane una pia illusione. Ne abbiamo parlato a lungo e più volte, non ci soffermeremo oltre nel merito. É ora ed è già tutto scritto: disincagliamo.
E non buttiamo anche il bimbo insieme ai panni sporchi, per favore. Sviluppiamo per il meglio, con lungimiranza, ciò che di buono era già stato avanzato e preparato da esponenti della “precedente” classe dirigente. Ci riferiamo, naturalmente alla proposta di legge “Misure per il recupero dei crediti insoluti nella pubblica amministrazione”, a nome della Senatrice Lucrezia Ricchiuti, che si prefigge l’obiettivo di trasformare in una regola certa l’esternalizzazione della fase stragiudiziale del recupero crediti da parte degli enti locali. Se l’idea legislativa troverà attuazione ne gioveranno anzitutto i contribuenti onesti, oggi penalizzati dalla scarsità dei servizi provocata anche dall’esigua liquidità disponibile per le amministrazioni. E sarà offerta una strada più umana ai tanti cittadini in momentanea difficoltà finanziaria: invece di ricevere una lettera di ingiunzione potranno avviare un dialogo diretto con chi ha la capacità e l’esperienza per aiutarli a individuare la soluzione più adeguata alle loro esigenze.

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