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Factoring: illimity punta a superare i 2,5 miliardi di turnover nel 2023

In un momento in cui il factoring risulta essere uno strumento sempre più utilizzato e apprezzato dalle PMI italiane, illimity sfiora i due miliardi di turnover nel 2022, chiudendo maggio 2023 superando miliardo. Ma l’azienda fondata da Corrado Passera ha le idee chiare: nel 2025 punta a 5 miliardi di turnover.

Il factoring è uno strumento sempre più apprezzato e utilizzato dalle PMI italiane, messe a dura alla prova da anni estremamente complicati. Considerato da molti imprenditori una forma di finanziamento alternativa ai canali tradizionali, CreditNews ha intervistato Franco Marcarini, Head of Factoring illimity, per capire come e quanto il factoring può rispondere alle esigenze delle aziende e cosa ci si può aspettare dal futuro in termini di volumi e prospettive.

Dopo la crisi pandemica, il conflitto russo-ucraino, il rialzo di inflazione e tassi di interesse, qual è l’attuale situazione finanziaria e di liquidità delle imprese italiane?  

illimity è nata nel 2018 e l’attività di factoring è stata avviata nel 2019. Abbiamo, quindi, vissuto tutti questi eventi e rilevato dal nostro osservatorio l’enorme impatto che hanno avuto sulle imprese. Ma le nostre aziende hanno mostrato una grande capacità di reazione, hanno saputo adattarsi e trovare nuove soluzioni per tornare a crescere, come peraltro confermano i recenti dati sulle stime del PIL, atteso in crescita dello 0,8%.

Oggi certamente la situazione è ancora complessa. In particolare, l’aumento dei tassi rende più oneroso per le imprese finanziarsi: questo limita la loro capacità di investire e le porta ad adottare una gestione più oculata del passivo. D’altra parte, la maggior fragilità del sistema economico generata dagli eventi descritti impone alle banche prudenza. Ma è proprio in questo contesto, che strumenti come il factoring e banche come illimity, nata per supportare le PMI con “potenziale” con maggiore difficoltà di accesso al credito, possono fare la differenza.

Come il factoring può essere uno strumento di supporto per le aziende che devono affrontare un periodo complesso come quello attuale?

Il factoring consente alle imprese di incassare il corrispettivo delle fatture emesse trasferendo il rischio di credito agli operatori del factoring, raggiungendo così un duplice obiettivo: non intaccare la propria capacità di accesso al credito, fattore cruciale nell’attuale fase, e ottenere la liquidità necessaria all’avvio, per esempio, di nuovi progetti.

Più in generale, il factoring assolve a 4 funzioni: la gestione delle fatture, in caso si affidi a un operatore l’esclusiva fase di incasso; la copertura del rischio connesso alla fattura che si ottiene richiedendo all’operatore anche il versamento del corrispettivo, ottenendo così la liquidità che assolve alla funzione di finanziamento. In questo caso, con il factoring pro soluto, si può scegliere di trasferire all’operatore anche il rischio connesso al mancato incasso delle fattura. Infine, l’azienda può deconsolidare l’importo della fattura dal bilancio in caso di factoring pro soluto a titolo definitivo.

Come il factoring può essere di aiuto anche nelle fasi di ristrutturazione e risanamento?

Se la fase attuale impone alle banche una certa prudenza, ad avere maggiori ostacoli di accesso al credito saranno proprio le aziende in difficoltà e quindi con bassa capacità creditizia, parametro che guida la decisione di finanziamento da parte degli istituti creditizi. Poiché nel factoring l’analisi di questo parametro si effettua soprattutto sul debitore, questo strumento può essere decisivo nell’ottenere la liquidità indispensabile per completare il processo di rilancio.

È quindi una soluzione sempre più ricercata dalle aziende in difficoltà, ma che richiedono il coinvolgimento diretto delle aziende debitrici. In questo contesto, notiamo una maggiore consapevolezza della necessità di sostenere la propria filiera, tanto che osserviamo la crescente diffusione dello strumento di supply chain finance, che consente ai piccoli fornitori di grandi gruppi di accedere alla loro capacità creditizia.

Al suo quinto anno di vita, l’area factoring di illimity sta avendo un ottimo andamento. Quali caratteristiche presenta la vostra offerta e quali risultati avete avuto?

A dicembre compiremo 5 anni: siamo passati da 0 a quasi due miliardi di turnover nel 2022, e abbiamo appena chiuso maggio tagliando il traguardo del miliardo.

Quando abbiamo avviato l’area factoring, arrivavo da un’esperienza più che trentennale e da molti anni alla guida di strutture complesse in un grande gruppo bancario, e mi sono unito a illimity con l’entusiasmo di un giovane startupper, lo stesso spirito che ancora oggi si respira in banca. Volevamo costruire qualcosa di nuovo e di diverso rispetto all’offerta cui tutti noi eravamo abituati e oggi posso dire che ci siamo riusciti.

Innanzitutto, abbiamo una regola base: l’azienda non è solo un cliente, ma un partner con cui vogliamo avere una relazione di lungo periodo per supportarla a 360 gradi.

A distinguerci è, inoltre, la velocità sia di risposta, che arriva in pochi giorni, che di esecuzione, con incassi da parte delle aziende in genere entro le 24 ore. Ma anche di proposizione: come detto, vogliamo costruire una relazione duratura con i nostri partner che affianchiamo proponendo anche soluzioni alternative che possono meglio rispondere alle loro reali necessità.

Questa velocità di risposta, esecuzione e proposizione, è resa possibile grazie all’unione delle competenze del team con la tecnologia: illimity ha infatti sviluppato internamente una “credit machine” che, attraverso sofisticati strumenti di analisi dei dati, supporta decisioni efficaci e rapide. 

Ci distingue, inoltre, la capacità di affiancare le imprese con un’offerta completa che include l’”anticipo su contratto”, uno strumento che consente di ottenere fino al 20% dell’importo che l’azienda si aspetta di fatturare a fronte dell’avvio di una nuova produzione. Di fatto, anticipiamo la liquidità necessaria ad avviare quella nuova produzione consentendo all’azienda di continuare a crescere anche senza un finanziamento bancario.

Quali obiettivi vi siete prefissati ora?

Di continuare a crescere puntando a superare i 2,5 miliardi di turnover nel 2023 per mirare ai 5 miliardi nel 25.

Vi aspettate che il mercato del factoring cresca in futuro?

Il 2022 – anno in cui sono aumentati gli impieghi degli intermediari creditizi non bancari – ha visto una crescita eccezionale per il factoring per la sua capacità di essere decisivo in fasi particolarmente complesse. Il turnover dello scorso anno ha raggiunto infatti il record di 287 miliardi di euro, valore doppio rispetto a quello di circa 10 anni fa.

Per il 2023 mi aspetto che i volumi dell’intermediato siano ancora in crescita ma che i flussi possano essere in calo, per effetto dei minori costi di produzione, alla luce del calo dell’inflazione e dei costi energetici.

Ma il factoring è un prodotto sempre più apprezzato dalle aziende e a livello strutturale continuerà quindi a crescere. In particolare, mi aspetto crescano le già citate supply chain finance, trainate dall’adozione crescente da parte dei grandi gruppi dei parametri di sostenibilità che misurano anche la qualità del trattamento dei fornitori.

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